Giochi Olimpici e Paralimpici Milano-Cortina 2026: in gara anche i brand creati dall’Intelligenza Artificiale?

Vantaggi e punti di attenzione dell’“AI brand maker” nel contesto dei Giochi Olimpici Invernali

I Giochi Olimpici e Paralimpici Milano-Cortina 2026 rappresentano uno strumento mediatico di portata planetaria e, conseguentemente, un potenziale acceleratore del valore della brand identity delle aziende sportive (e non solo) che contribuiscono alla loro realizzazione e successo.

Tuttavia, i limiti imposti alle attività di comunicazione, promozione e marketing nel “periodo olimpico” sono stringenti, soprattutto nei confronti di imprese non sponsor o non ufficialmente autorizzate. E poiché sovente il confine tra creatività lecita e illecita non è icto oculi netto, è importante porre la massima attenzione alla normativa, alle linee guida e alla giurisprudenza in materia.

Evitare responsabilità e perdite reputazionali è il primo passo per far crescere il valore della propria brand identity.

Ci si chiede a questo punto se l’Intelligenza Artificiale sia uno strumento utilizzabile dalle imprese che intendano ideare e sviluppare marchi, loghi, pittogrammi, claims, ecc. che siano distintivi e rappresentativi dell’impresa stessa, in sintonia con il tema olimpico ma senza incorrere nella violazione delle Olympic Properties o di altri diritti di terzi.

Il cosiddetto AI brand maker è sicuramente un punto di partenza che consente di ottenere risultati utili e concreti in tempi rapidi ma è uno strumento che – ad oggi – va maneggiato con cura: non può prescindere dal contributo umano e da uno scrupoloso sistema di controlli e verifiche.

Anzitutto è fondamentale scegliere lo strumento più adatto alla propria necessità e porre in essere un’adeguata attività di prompting: Lo strumento di AI risponde in modo diverso a seconda delle diverse istruzioni che riceve.

Se poi la finalità ultima è poter sfruttare commercialmente l’output ottenuto, o ancor più registrarlo così da utilizzarlo in esclusiva, si deve porre la massima attenzione:

  • ai termini d’uso dello strumento usato (non sempre è consentito l’uso commerciale dei risultati o è consentito con limitazioni);
  • alla possibile violazione di diritti di marchio / copyright / design … di terzi (l’AI generalmente si basa su contenuti esistenti), e – di conseguenza – alla responsabilità in caso di violazione di privative altrui (verificare i termini d’uso dello strumento usato e svolgere ricerche di anteriorità per individuare eventuali diritti interferenti di terzi);
  • alla proprietà del marchio / logo / claim / design realizzato con AI: a chi appartiene? Si può registrare? Come? (verificare i termini d’uso dello strumento usato e la normativa applicabile al caso di specie).

Nel caso delle proprietà olimpiche si è riscontrato che esistono sistemi di Intelligenza Artificiale non affidabili in quanto – nonostante un prompting che chiede espressamente di rispettarle – sovente introducono negli output il simbolo olimpico, la parola ‘olimpic*’ e altri segni riservati in via esclusiva al CIO e ai soggetti autorizzati. In qualche caso si è riscontrata anche una “forte ispirazione” a marchi noti di terzi appartenenti al settore sportivo.

Sam Altman ha dichiarato “L’intelligenza artificiale generativa è uno strumento potente per la creatività e l’innovazione, ma dobbiamo assicurarci che venga utilizzata in modo etico e responsabile“, e – aggiungiamo noi – “anche in modo consapevole e giuridicamente corretto” in modo che l’uomo abbia sempre un ruolo centrale e determinante rispetto alla macchina.

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