La responsabilità degli amministratori (directors) in caso di contraffazione di brevetto
Una decisione chiave da parte della Corte d’Appello dell’UPC ha chiarito quando la condotta di un amministratore può dar luogo a responsabilità personale per gli atti di contraffazione di brevetto della società.
Il 3 ottobre 2025, la Corte d’Appello del Tribunale Unificato dei Brevetti (UPC) ha emesso una decisione rilevante nel caso Koninklijke Philips N.V. v. Belkin Companies, affrontando se, e a quali condizioni, gli amministratori possano essere ritenuti personalmente responsabili per violazioni di brevetto commesse dalle società che dirigono.
In sintesi:
- la Corte D’Appello UPC ha chirato i confini della responsabilità personale degli amministratori in caso di violazione di brevetto;
- la mera carica societaria non comporta automaticamente una responsabilità personale da parte degli amministratori;
- la responsabilità diretta sorge soltanto in caso di condotta consapevole o intenzionale degli amministratori;
- la negligenza della violazione, quando priva di consapevolezza o intenzione, non è sufficiente a determinare la responsabilità personale.
Contesto
Philips aveva citato in giudizio le società del gruppo Belkin e i rispettivi amministratori, chiedendo misure inibitorie e risarcimento per la violazione del brevetto europeo EP 2 867 997.
La Divisione Locale di Monaco aveva emesso una decisione di primo grado ritenendo gli amministratori responsabili come “intermediari” ai sensi dell’art. 63 UPCA, ordinando loro di astenersi dal gestire le società in modo da determinare ulteriori violazioni. Le società e gli amministratori hanno proposto ricorso presso la Corte d’Appello.
Decisione della Corte d’Appello
La Corte d’Appello ha accolto integralmente il ricorso degli amministratori, annullando la decisione di primo grado per quanto riguarda gli aspetti concernenti gli amministratori e respingendo le pretese di Philips nei loro confronti.
In particolare, la decisione della Corte d’Appello ha chiarito che la qualifica di “contraffattore” nel sistema UPC include chi compie o contribuisce consapevolmente all’atto di violazione del brevetto, ma non si estende automaticamente agli amministratori. La mera posizione di amministratore non comporta automaticamente l’instaurarsi di una responsabilità personale: essa sorge solo se la condotta supera i normali doveri gestionali, ad esempio quando:
- l’amministratore utilizza consapevolmente la società per violare un brevetto; oppure
- l’amministratore è a conoscenza della violazione e, pur potendo, non interviene per impedirla.
Inoltre, la decisione della Corte d’Appello chiarisce che, se l’amministratore ha richiesto un parere legale qualificato, esso può fare affidamento su tale parere fino all’emissione di una decisione che accerti la violazione da parte di una Corte di prima istanza.
Infine, la Corte d’Appello ha ritenuto che gli amministratori non ricadano nella definizione di “intermediari” ai sensi dell’art. 63 UPCA, in quanto tale disposizione riguarda terzi fornitori di servizi, non organi societari. In particolare, la Corte ha ritenuto che gli amministratori di una società non possano essere considerati “terze parti” rispetto alla società stessa.
Implicazioni
La decisione fornisce un chiarimento importante per la governance societaria e il contenzioso brevettuale:
- delimita la responsabilità personale degli amministratori;
- distingue tra gestione ordinaria e coinvolgimento consapevole nella violazione;
- rafforza il valore di una consulenza legale preventiva e documentata in materia di brevetti.
In sintesi, la Corte d’Appello UPC conferma che la responsabilità personale degli amministratori di una società che commetta contraffazione di un brevetto richiede consapevolezza e intenzionalità, non solo la partecipazione nel Consiglio di Amministrazione.
Alla luce dei principi espressi, è opportuno che i consigli di amministrazione adottino un approccio strutturato alla gestione del rischio IP, assicurando che:
- siano formalizzate procedure interne di compliance in materia di proprietà industriale,
- le decisioni potenzialmente a rischio siano adeguatamente valutate, tracciate e documentate,
- in caso di incertezza, il board si avvalga di consulenza legale specializzata per prevenire contestazioni di condotta consapevole o intenzionale.
Un sistema di governance ben costruito e supportato da consulenti esperti costituisce oggi la migliore tutela contro possibili profili di responsabilità personale nel contesto UPC.
Clicca qui per maggiori informazioni.