La tutela della proprietà intellettuale agroalimentare nel mercato nazionale, europeo e internazionale

Il lavoro si articola in 5 capitoli attraverso cui vengono illustrati diversi profili di interesse concernenti il tema delle indicazioni geografiche:

  1. il primo capitolo affronta il problema dell’origine dell’alimento, aprendo così al confronto tra i due modelli, quello delle indicazioni geografiche e quello dei marchi, in funzione di reperire punti di continuità e differenze, che sono successivamente trattate nel secondo,
  2. il terzo capitolo delinea la disciplina delle indicazioni geografiche a livello nazionale ed europeo, mentre
  3. il quarto capitolo si concentra sulla disciplina internazionale attraverso una disamina degli accordi in sede WTO e con riguardo agli accordi bilaterali e introducendo alcuni approfondimenti su taluni paesi (Canada, USA, Cina e India)
  4. infine, il quinto capitolo individua alcuni profili evolutivi sugli impatti che può avere la blockchain nel settore in esame.

Muovendo dunque dalla difficoltà di perimetrare la nozione di origine, il lavoro si sviluppa nel contesto di un conflitto tra il sistema delle indicazioni geografiche e quello dei marchi, collettivo e di certificazione, dove diversi sono i problemi che la Tesi pone e che intende affrontare. A livello europeo e nazionale, tutti questi strumenti si prestano a comunicare la provenienza geografica di un alimento, trasmettendo però al consumatore un messaggio che potrebbe assumere contenuti differenti; con specifico riferimento al concetto di origine di cui sono latrici le indicazioni geografiche, in ambito internazionale non tutti gli ordinamenti hanno adottato il modello europeo, ponendo così questioni di riconoscimento e protezione.

La rilevanza dello studio risiede nello sforzo di riuscire a far emergere le difficoltà a perimetrare una nozione di origine del prodotto, che sempre più spesso i consumatori associano a una specifica qualità e, al contempo, la competizione su scala globale tra operatori del settore, che intendono avvantaggiarsi di detta qualità. Nell’approcciarsi al problema adottando un approccio di carattere storico-comparatistico che traccia l’evoluzione della disciplina a livello europeo e internazionale, il lavoro evidenzia la conflittualità tra sistemi di food law differenti, che dirompe quando si intende tutelare una particolare qualità delle produzioni alimentari legata alla provenienza, ove l’Unione Europea ambisce a far prevalere il proprio modello di protezione ma che – come segnala la tesi – non è l’unico.

Dalla ricerca emerge la tensione tra una tutela di stampo privatistico, che passa attraverso il modello dei marchi, ed una di stampo pubblicistico, seguita dal legislatore europeo. Nell’evidenziare come alcune soluzioni adottate, nella loro applicazione pratica non siano sempre il frutto di un corretto bilanciamento tra i differenti interessi, l’idea ricostruttiva espressa nello studio si può individuare nella proposta di ricomposizione del conflitto ricercando un common ground tra i due differenti modelli di protezione, che si individua nella riconduzione di entrambe le tutele nell’ambito dei diritti di proprietà intellettuale. In tal senso, sembra però opportuno segnalare che in dottrina non mancano anche posizioni di segno opposto, che pongono maggiore enfasi sugli interessi di matrice pubblicistica alla base delle IG, costruiti muovendo da un concetto di territorio che tocca tanto profili legati alle tradizioni quanto tematiche di carattere ambientale, nell’ambito di un orizzonte più esteso che è quello tracciato dal principio di sostenibilità.

Abstract a cura di Andrea Bardi, premiato fra le migliori tesi alla XII edizione del Tesi Contest.

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