Proprietà Intellettuale e emergenza sanitaria
Nei giorni scorsi è circolata, sui mezzi di informazione, una notizia che riporta in auge un argomento raramente trattato nel mondo della Proprietà Industriale: quello delle cosiddette licenze obbligatorie e delle espropriazioni di titoli brevettuali.
L’argomento ha suscitato particolare interesse a causa della recente emergenza COVID-19 che il Paese sta affrontando in questi giorni. Infatti, si legge sui quotidiani italiani della storia di un ospedale in provincia di Brescia che ha improvvisamente esaurito delle speciali valvole essenziali per il funzionamento dei respiratori (o ventilatori) che tengono in vita un certo numero di pazienti affetti da COVID-19 ricoverati in terapia intensiva.
La carenza di valvole è dovuta ad un insufficiente approvvigionamento da parte del produttore a causa dell’emergenza sanitaria e ai tempi lunghi per ottenere i rifornimenti necessari da parte dello stesso.
Si apprende, inoltre, che il produttore è titolare di una privativa (in dettaglio, un brevetto per invenzione) che protegge queste speciali valvole.
Vista la situazione di emergenza, un gruppo di volontari facenti parte di una società specializzata in additive manufacturing, si è offerto, di fabbricare le valvole mediante stampa 3D; il gruppo ha richiesto, dunque, al produttore i disegni tecnici in modo da poter realizzare le valvole nel modo più preciso possibile.
Il produttore però, oltre a negare i documenti tecnici al gruppo di volontari, ha anche fatto presente che le valvole sono protette da brevetto e, dunque, sono producibili unicamente dal produttore stesso, il quale tuttavia non riesce a stare al passo con gli ordini.
Nonostante tutto, il gruppo di volontari ha comunque cominciato a fabbricare le valvole dopo aver ricavato in autonomia le specifiche tecniche, ottenendo prodotti qualitativamente accettabili e adatti ad essere utilizzati nei ventilatori.
L’episodio ha acceso il dibattito sulla possibilità di attuare un’invenzione protetta da brevetto senza il consenso del titolare, qualora la contingenza lo richieda.
In Italia, il Codice della Proprietà Industriale (CPI) prevede l’istituto della licenza obbligatoria, disciplinato dagli Artt. 70-74 del Codice. La licenza obbligatoria di un brevetto per invenzione, tra le altre circostanze, può essere concessa nel caso in cui, per un certo lasso di tempo, sia mancata l’attuazione dell’invenzione da parte del titolare o del suo avente causa, così rendendo non più giustificato l’ostacolo allo sviluppo e al commercio rappresentato dal monopolio, oppure quando l’invenzione venga attuata “… in misura tale da risultare in grave sproporzione con i bisogni del Paese…”. Ovviamente, la concessione di una licenza obbligatoria è subordinata alla richiesta di una licenza a condizioni di mercato e alla mancata concessione da parte del titolare. Tuttavia, le tempistiche richieste da questa procedura possono non essere compatibili con una situazione emergenziale.
Il CPI prevede un altro istituto, forse di rilevanza maggiore in questa circostanza: quello dell’espropriazione, disciplinato dagli Artt. 141-143.
L’Art. 141 prevede l’espropriazione del brevetto, da parte dello Stato, “nell’interesse della difesa militare del Paese o per altre ragioni di pubblica utilità”. L’espropriazione viene disposta per decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro competente, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico e dell’economia e finanze, sentito il Consiglio dei ministri, se il provvedimento interessa la difesa militare del Paese. La normativa prevede un’indennità spettante al titolare.
La pandemia da Sars-CoV-2 attualmente in corso potrebbe senz’altro definire una “ragione di pubblica utilità” per la quale l’espropriazione ai sensi dell’Art. 141 CPI potrebbe essere uno strumento appropriato.
La tendenza internazionale sembra essere quella di un orientamento verso tale direzione. In Canada, nel Regno Unito e in altri paesi, gli organi competenti stanno predisponendo misure volte a depenalizzare lo sfruttamento di quelle invenzioni, protette da privative di proprietà industriale, che potrebbero risultare determinanti nella lotta al COVID-19.
Vedremo se in Italia il caso delle valvole per i respiratori avrà un seguito davanti ad un tribunale e quale sarà la decisione finale.
Matteo Sagone
© Studio Torta (riproduzione vietata)